Data : 2020-01-02
Location : Dolomiti bellunesi, Italia
Gennaio 2020.
Insieme a qualche amico, ci troviamo nel cuore delle Dolomiti per una settimana. Con me c’è
anche qualcuno che non è abituato a vedere gli spettacoli naturali tipici di questa zona e
perciò decido di organizzare un’escursione sulla neve. Lo scopo principale è di raggiungere
la cima di una piccola montagna chiamata “Col della Puina” per poi aspettare tutto il tempo
necessario ad avere le migliori luci del tramonto e scattare quindi fotografie. In questo
periodo dell'anno infatti, la neve illuminata da una certa angolazione crea colori davvero
mozzafiato. Nonostante su questo colle ci sia già stato, ci ritorno molto volentieri; ricordo
bene quanto mi sono emozionato andandoci la prima volta e se c’è una cosa che mi regala
moltissima felicità è vedere altre persona rimanere incantate per la stessa situazione.
Insomma, volevo che anche loro provassero un’emozione così forte. Così il giorno dopo
partiamo e con la macchina raggiungiamo il parcheggio da cui cominciano gli itinerari.
Una volta in cammino, ci mettiamo a chiacchierare lungo la strada di neve battuta che ci conduce
ad un noto rifugio molto frequentato, il rifugio Città di Fiume. Passiamo quindi i primi venti
minuti di cammino superando diversi gruppi di persone fino ad arrivare alla baita. Ed ecco
che finalmente ci separiamo dalla massa di escursionisti per addentrarci in un percorso che
solo noi e qualche scialpinista abbiamo intrapreso.
Parliamo del paesaggio: ci troviamo tra la valle di Zoldo e la val Fiorentina, uno dei punti
panoramici che preferisco, subito sotto all’immenso Pelmo, il cosiddetto “Trono del
Padreterno” di cui esserne al cospetto è di per sé una sensazione incantevole.
Usciti ormai dal sentiero principale ci mettiamo a risalire il crinale del colle. La neve è
piacevole, tendente al ghiacciato e, seguendo le tracce di qualche sciatore che è già
passato con le pelli, ci ritroviamo in un boschetto formato dagli ultimi abeti prima del cambio
di vegetazione d’alta quota. Superando le ultime vegetazioni la salita si fa più ripida e la
neve inizia ad essere ghiacciata al punto da poter sfruttare al meglio i nostri ramponi.
Quest’ultima salita esprime tutta la sua bellezza in particolare in inverno, quando il ghiaccio
ed il crinale innevato fanno risaltare i contrasti di luce sulla neve tra un versante e l’altro.
Con gli ultimi sforzi raggiungiamo la cima ed inizio finalmente a vedere dei grandi sorrisi
sulle bocche dei miei amici, sono soddisfazioni! Giungiamo alla croce che mancano poco
meno di due ore prima del tramonto. È ancora presto per il tramonto ma volevo essere
sicuro di raggiungere la cima prima del crepuscolo, così da darci il tempo per prepararci e
pensare alle composizioni degli scatti.
È bello prendersi tutto il tempo che si vuole per poter
progettare una fotografia, soprattutto quando si tratta di paesaggi. La luce in quelle ore
cambia da un minuto all’altro permettendo di conoscere sfumature che inizialmente tendono
all’oro per poi sfumare in un profondo blu che ricorda il freddo. La cosa migliore è catturare
qualche ultimo raggio d’oro mentre il cielo è nell’ora blu. Ho bene in mente quello che vorrei
ottenere, l’anno scorso avevo visto un tramonto eccezionale nello stesso posto.
Passa il tempo e con il boiler portatile ci prepariamo diverse tisane e caffè per scaldarci. I
miei amici sono visibilmente commossi da questa grande bellezza e lo sono anche io.
Vedere le linee di paesaggi che si mescolano l’una con l’altra in una costante armonia è uno
spettacolo. Passato il tramonto entriamo in piena ora blu e con le ultime luci iniziamo a scendere. Rientrando penso a quanto la montagna riesca ad emozionare le persone. Sono
sensazioni che solo chi le ha vissute sa immaginare e che difficilmente si possono esprimere
in altri modi. Il mio progetto fotografico ad esempio prova a raccontare tramite immagini e
racconti queste forti emozioni, anche se sono consapevole che l’unico modo sia vivere la
montagna in prima persona.

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